Passa ai contenuti principali

ottavo ed ultimo incontro con Maurizio Muraglia e le Scritture per laici

Disincanto. 22 maggio alle 18:30 a cura di Maurizio Muraglia

La domenica di chi non ha chiesa- 12 gennaio

La “domenica di chi non ha chiesa” del 12 gennaio 2020 è stata introdotta da una breve lettura di Maria Rosaria Di Maggio la quale ha scelto un collage di frasi tratte dal Commento alla Lettera di Paolo ai Romani di Karl Barth. A detta della stessa amica che le ha proposte, sono pagine che alla sensibilità dei contemporanei risultano “pugni nello stomaco”. Eppure siamo stati molto felici di essere ‘colpiti’ e le risonanze condivise dai presenti sono state numerose e intense. Ed è stato bello sperimentare, ancora una volta, la laicità autentica del nostro gruppo: una piccola comunità talmente ‘laica’ da essere aperta a 360 gradi e, perciò, accogliente non solo nei confronti di atei e agnostici, ma anche di credenti di ogni confessione religiosa (cristiana – cattolica o protestante – inclusa).
 Il teologo riformato tedesco espone qui la sua idea di “fede”. In evidente (anche se non espressamente formulata) opposizione alla tradizione cattolica tomista (cioè derivante da san Tommaso d’Aquino), Barth sostiene che l’uomo con le sue forze naturali può costruire una “religione” (con le sue ambiguità strutturali), ma non può né acquisire né meritare il dono della “fede”. Davanti alla Parola rivelata, infatti, “nulla di umano, che pretenda di essere altro che spazio vuoto, indigenza, possibilità, […] può sussistere”. La stessa “fede”, al cospetto del “Totalmente Altro” (è così che Barth ama chiamare il Dio biblico), “rimane soltanto come fede, senza valore autonomo”, “senza forza propria”, “senza volontà di farsi valere, né davanti a Dio né davanti agli uomini”. Così intesa, la fede è “il suolo, l’ordine, la luce in cui cessa ogni vanto”: non è dunque “un suolo sul quale si possa stare, non un ordine a cui ci si possa conformare, non un’atmosfera in cui si possa respirare. Anzi, dal punto di vista dell’uomo, dal punto di vista di ciò che si chiama religione, buone disposizioni, legge, quel presunto terreno è l’abisso, l’anarchia, il vuoto pneumatico”. Questa fede, dunque, piomba verticalmente dall’alto, è “opera di Dio” e “non può diventare in nessun modo una via, un metodo, un sistema”. Essa è “la posizione (che non è una posizione) dalla quale noi vediamo ‘escluso’ ogni ‘vanto’ dell’uomo”.
  Questa prospettiva è risultata interessante anche agli occhi di amiche e amici non-credenti (almeno non in senso religioso) che vi hanno visto un duplice ridimensionamento della “tracotanza” umana: sul piano filosofico, dell’antropocentrismo rispetto al cosmo e agli altri viventi del pianeta Terra e, sul piano politico, dell’identitarismo (per cui molti si proclamano aggressivamente ebrei, cristiani o musulmani non per profonda convinzione interiore ma per brandire un’appartenenza religiosa come arma di respingimento dei diversi, degli stranieri).
Non in contrapposizione, ma a integrazione, di questi commenti favorevoli alcuni hanno fatto notare che anche questo teocentrismo barthiano comporta i suoi rischi nel momento in cui sembra concentrarsi sugli errori degli umani trascurandone pregi e qualità straordinarie.

Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com

Commenti

Post più popolari